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Libri

Libri per l’estate 2022

La redazione consiglia

di Redazione / 25 luglio

Mentre caldo, geopolitica e paranoie pandemiche rendono il caos l’ingrediente principale anche di quest’estate, leggere non è mai stato così salvifico, che sia per rifugiarsi in un posto sicuro – oppure familiarmente ignoto –, o per tentare di districarsi meglio nella ragnatela del presente.
Ecco allora, come ogni anno, qualche consiglio e proposito di lettura da parte della nostra redazione.

 

 

Manuela Altruda

Di solito sono una grande sostenitrice delle liste in generale: liste di cose da fare, liste di cose da non fare, liste di cose a caso. È raro, però, che io provi a buttare giù una lista di letture perché ogni volta, puntualmente, non la rispetto. Eppure questa volta forse dovrò cedere: negli ultimi mesi sono diventata una lettrice disordinata, e credo sia giunto il momento di ricorrere a una serie di buoni propositi. Dunque cosa leggerò quest’estate? Tra le uscite più recenti mi incuriosiscono due memoir, uno di un’autrice spagnola e l’altro di una statunitense. Il primo è I nomi propri di Marta Jimenez Serrano, uscito per Giulio Perrone Editore poche settimane fa; l’altro è La cronologia dell’acqua di Lidia Yuknavitch pubblicato da nottetempo. Mi sono poi ripromessa di vincere la mia personalissima battaglia con il genere racconto e, a questo proposito, un posto speciale sul mio comodino è occupato da Emmanuelle Pagano e il suo Una volpe a mani nude (L’orma), un mosaico di storie, di vite bizzarre e fuori dal comune all’ombra di un lago che non dimentica.

 

Niccolò Amelii

Estate… stagione di bilanci, di timori o di lieti pensieri? Mai come oggi il dilemma amletico si fa più urgente. Sia come sia, sarà per me un’estate, ahimè, di poche e centellinate letture. Tra i libri pubblicati recentemente mi dedicherò a Le perfezioni di Vincenzo Latronico (Bompiani), romanzo che con un linguaggio asciutto e cristallino restituisce narrativamente la crisi generazionale dei millennials, persi nei loro impalpabili desideri di fuga e stabilità, e alla raccolta di racconti Solo storie di sesso (nottetempo), in cui Francesco Pacifico esplora e declina il tema del sesso, tra indagine ed esperimento, assecondando le ampie e sfaccettate potenzialità formali proprie del genere breve. Per quanto riguarda i “consueti” recuperi agostani, la mia attenzione sarà votata certamente a Le piccole vacanze di Alberto Arbasino (autore per me da sempre associato all’estate, chissà poi perché), che da troppi mesi ormai mi scruta polveroso dal comodino al lato del letto.

 

Claudio Bello

La mia estate di letture si muoverà lungo tre linee principali. In primis, voglio approfondire alcune zone parecchio ombrose della Storia del Novecento, dedicandomi a un grande classico come American Tabloid di James Ellroy (cogliendo l’occasione della sua ripubblicazione da parte di Einaudi Stile Libero) e al libro di un esordiente, Il Mostro di Alessandro Ceccherini (nottetempo), che racconta, romanzandola, la storia del più celebre serial killer italiano. Nel frattempo approfondirò un filone che frequento già da un po’ – e per cui ho un debole –, quello delle scrittrici weird sudamericane: per ora ho in lista Nefando di Mónica Ojeda (Polidoro Editore) e i racconti di Mariana Enriquez (Marsilio). Ultima ma non per importanza, la critica letteraria, genere che per qualche motivo ho sempre trovato congeniale ai grandi caldi dell’estate: e quindi vada per L’ultimo bastione del buon senso di Danilo Kiš (Wojtek Edizioni) e La voce della Sibilla di Filippo Tuena (il Saggiatore).

 

Cristina Cassese

Ogni anno, la mia estate comincia con una sorta di rito battesimale: il primo bagno in acque libere. Generalmente brevissimo, gelido ed elettrizzante, scandisce per me il momento di passaggio, l’attraversamento dalla sponda urbana e (di questi tempi) perlopiù domestica a quella più selvatica, alla ricerca dell’addiaccio. La corrente mia bella stagione è iniziata presto e, casualmente, con un romanzo il cui titolo è risuonato didascalico: Quando finisce l’inverno di Guadalupe Nettel (Einaudi), l’autrice del Messico contemporaneo che sta dando un contributo essenziale al processo di  emancipazione della letteratura sudamericana dal realismo magico. In queste settimane afose in cui lavoro e vacanza si alternano ritmicamente, leggo Donne in viaggio. Storie e itinerari di emancipazione di Lucie Azema (Edizioni Tlon) e Lingua Madre di Maddalena Fingerle (Italo Svevo).  Mi aspettano La torcia di Marion Zimmer Bradley (HarperCollins), I ragazzi di Anansi di Neil Gaiman (Mondadori) e Questi capelli di Djaimilia Pereira de Almeida (La Nuova Frontiera). C’è poi una lettura che ho interrotto ripetutamente, forse perché mi richiede un’esclusività a cui non sono affatto abituata. Che sia arrivato, finalmente, il momento propizio per I detective selvaggi di Roberto Bolaño?

 

Giulia Eusebi

Ho deciso che quest’anno le letture estive ruoteranno attorno ai miei guilty pleasures: misteri, sparizioni, omicidi e – perché no – il soprannaturale. Una volta scelto il fil rouge che lega tutto, la lista dei libri da portare con me in questi mesi estivi si è sviluppata quasi sull’onda dell’istinto (o forse potrei definirlo fiuto da detective?). Prima tappa: Tokyo anno zero di David Peace (il Saggiatore), per addentrarmi nella violenta capitale nipponica post conflitto mondiale e farmi guidare dalla scrittura disinvolta di Peace tra la cronaca nera del Sol Levante. Seconda tappa: Il banchetto annuale della Confraternita dei becchini di Mathias Enard (edizioni e/o), per rimanere ammaliata da un romanzo la cui struttura ricorda la Ruota del Tempo e dove morte, memoria, folclore e reincarnazione si intrecciano in modo indissolubile. Terza tappa: Trovate Ortensia! di Paolo Zanotti (Ponte alle Grazie) per scoprire una Pisa pop, anni Novanta e noiristicamente sovrannaturale, attraverso un romanzo che ha il sapore di una commedia shakespeariana. Quarta tappa: Il conte Luna di Alexander Lernet-Holenia (Adelphi), per perdermi in un giallo metafisico e sparire anche io nelle viscere di Roma per ritrovarmi poi chissà dove.

 

Martin Hofer

Questa estate la dedico al ritorno e alla prima volta di due autori italiani: grande attesa per La colpa al capitalismo di Francesco Targhetta (La nave di Teseo), curiosità anche per la raccolta di racconti Chiromantica medica di Alessio Mosca (nottetempo), un esordiente di cui credo sentiremo parlare. Non basteranno certo due settimane di ferie per affrontare Ferrovie del messico di Gian Marco Griffi (Laurana Editore), ma il volume è sullo scaffale dal Salone del libro di Torino e presto arriverà il suo turno.

 

Carmine Madeo

Come ogni estate, le mie controre d’agosto sono solennemente dedicate ai libri. Sono molte le idee di lettura che mi gironzolano per la testa e siccome il tema “Seconda guerra mondiale” mi attira sempre più di ogni altro, l’epopea Stalingrado di Grossman, pubblicato recentemente da Adelphi, è il primo candidato. Sono enormemente tentato anche da Vivere mi uccide di Paul Smaïl (minimum fax), un romanzo ambientato in Francia che parla delle discriminazioni subite da due fratelli di origine marocchina, cosa che mi ha ricordato il film L’odio di Mathieu Kassovitz, con l’indimenticabile interpretazione di Vincent Cassel. Quando guardo la mia libreria, gli occhi si posano ormai da qualche tempo sulla copertina di Belle Greene di Alexandra Lapierre (edizioni e/o), comprato al Salone di Torino (la mia copia è anche autografata!), una storia vera ambientata a New York nei primi anni del Novecento che racconta l’ascesa sociale di una donna straordinaria in lotta contro i pregiudizi razziali. Tra i saggi, poiché mi interessa la questione siriana e sono un estimatore di Joby Warrick, vorrei leggere La linea rossa (La nave di Teseo). Da ultimo, immaginandomi sotto l’ombrellone penso a Stephen King e a Il miglio verde (Sperling & Kupfer), di cui sono in possesso di una bellissima prima edizione, composta da sei volumetti.

 

Giuseppe Maria Marmo

Ho sempre vissuto l’estate come una sorta di frontiera esistenziale. Il periodo dell’anno in cui le esperienze dei mesi precedenti si addensano e formano un variegato monte di progetti e nostalgie. Ecco perché in genere, perlomeno in questo periodo dell’anno, cerco di evitare i libri particolarmente impegnativi, che di solito sono quelli che preferisco. Ma i propositi sono fatti per essere infranti; così ad agosto combatterò la canicola all’ombra di uno dei più maestosi monumenti della letteratura del Novecento: L’uomo senza qualità di Robert Musil. Oltre a questo grandissimo classico, ho già riposto in valigia due romanzi d’esordio che mi fanno ben sperare nelle capacità autoriali e editoriali dei nostri tempi: La vita sessuale di Guglielmo Sputacchiere di Alberto Ravasio, edito da Quodlibet e Adeu di Ignazio Caruso, edito da Giulio Perrone Editore. Per entrambi i libri  – leggendo la quarta e sfogliando qualche pagina – ho avuto l’impressione che gli autori volessero comporre dei testi in grado di resistere alla prova del tempo. Non so se ci siano riusciti, ma in ogni caso hanno il merito di aver tentato.

 

Claudio Musso

Il primo desiderio è quello di consigliare una marea di libri. La compulsività lavora spesso per osmosi. E se fosse invece il mare il protagonista delle nostre prossime letture estive, indipendentemente dalla meta che raggiungeremo per riprenderci i nostri spazi e mandare in ferie anche la sveglia mattutina? Con l’occasione di vivere quell’esperienza nuova, per chi lavora durante la settimana ed è costretto a vivere i propri libri la sera o nel weekend, della lettura diurna? Propongo pertanto quattro testi della letteratura internazionale dove il mare è il protagonista e mostra i suoi diversi volti. Si tratta di un percorso a tappe che è anche un’occasione per rileggere con occhi nuovi alcuni testi ma prendendo il mare come bussola e chiave interpretativa al di là della storia e del “come va a finire”. Il mare come psicologo: Herman Melville, Moby Dick o la Balena nella traduzione di Cesare Pavese (Adelphi), per chi ha voglia di pungolare la propria apatia; il mare come stregone: Joseph Conrad, La linea d’ombra, nella traduzione di Gianni Celati (Mondadori), per chi ha voglia di specchiarsi in un nuovo sé stesso; il mare come destino: Ernest Hemingway, Il vecchio e il mare nella nuova traduzione di Silvia Pareschi (Mondadori), per chi in qualche modo non riesce più a fare buona pesca ma ha bisogno di fratellanza; il mare come mistero: Jules Verne, Ventimila leghe sotto i mari, nella traduzione di Luciano Tamburini (Einaudi), per chi ha voglia di scoprire nel calamaro gigante tutto quello che non può spiegare ma nel quale vuole credere. Dopo questa “immersione” un ulteriore stimolo è fare parlare tra di loro questi quattro testi.

 

Alberto Paolo Palumbo

«Vento d’estate / Io vado al mare, voi che fate? / Non mi aspettate / Forse mi perdo». Sì, caro Max Gazzè, anche io vado al mare, anche io mi perdo, ma a differenza tua è certo che lo faccia. Lo farò nei libri, l’unica cosa che mi dà soddisfazione e mi permette di distrarmi dalla noia estiva, ma anche da pensieri nefasti del tipo “a settembre che farò? Ancora inoccupato o forse trovo lavoro?”. Tanti sono i libri che vorrei leggere quest’estate, che sia per semplice formazione letteraria o perché devo recensirli. Se riuscirò a rispettare i miei propositi non lo so, ma l’importante è perdersi. Innanzitutto, vorrei iniziare finalmente ad approfondire l’opera di John Updike, magari partendo da qualcosa di breve, tipo Il centauro (Einaudi), che sembra essere una riscrittura interessante della figura mitologica di Chironte con protagonista il professore americano George Caldwell. Poi vorrei dedicare il mio tempo a qualche esordio nostrano, come Adeu di Ignazio Caruso (Giulio Perrone Editore), che racconta una Sardegna primitiva e selvaggia, quella vera, lontana dal Billionaire, dai fighettini che pranzano con spaghetti alle vongole e calici di vino bianco e dalle spiagge di lusso, e ad altre due interessanti novità: Trust di Hernan Diaz (Feltrinelli), un romanzo nel romanzo incentrato sulle figure di un leggendario finanziere americano e una moglie artefice del suo successo; Il Mago di Riga di Giorgio Fontana (Sellerio), ispirato alla vita dello scacchista Michail “Miša” Tal’, perché le narrazioni su scacchi e scacchisti mi hanno sempre affascinato: hanno spesso un che di esistenziale.

 

Davide Tamburrini

Sarò classico, lo so, sicuramente un po’ scontato, ma quando si parla di estate mi piace immaginarmi al mare, il suono delle onde che cura mesi di inquinamento acustico e qualche racconto al tramonto sotto la veranda, meglio se accompagnato dal suono di un bel brano jazz, di quelli che piacciono a me, un po’ bebop un po’ bluesy, come quelli di Charlie Parker. Se a tutto questo volete aggiungere qualche momento di realtà sospesa, atmosfere variegate e fantasticherie allora vi consiglio vivamente la recente ripubblicazione di Le armi segrete di Julio Cortázar (Einaudi), cinque racconti che trovano in Il persecutore la loro sublimazione perfetta. Una nouvelle che rispecchia tutto l’amore che lo scrittore argentino aveva per Bird, il quale traspare dal controllo assoluto di tempi, accelerazioni e pause che si intrecciano in un beat dal ritmo commovente e sperimentale. E nel caso volessimo proseguire con questo clima fantastico ma anche un po’ grottesco, fra streghe moresche, eremiti e cavalieri erranti, il Manoscritto trovato a Saragozza di Jan Potocki (Adelphi) continua a essere ancora oggi una fonte di innumerevoli tesori e perle nascoste. Infine, tornando a qualcosa di più attuale, consiglio un romanzo che ho finito di leggere da poco, Effimeri di Andrew O’Hagan (Bompiani), la storia di un di amicizia ambientata nel Regno Unito fra la fine degli anni Ottanta e i giorni nostri, quella fra James detto Noodles e Tully Dawson, due ragazzi della provincia scozzese che sfidano il mondo con il loro anticonformismo, ribelli a tutto pur riconoscendosi nelle parole dei loro idoli preferiti, come i The Smiths e i New Order, e in un universo di citazioni musicali, cinematografiche e letterarie.

 

Foto: Henry Be, via Unsplash