ilSaggiatore: una missione illuminista

di / 10 aprile 2013

Una lettera può cambiare molte cose. È vero, quando si spalma sul foglio, il mutamento è già avvenuto. Ma quel piccolo altare di carta non solo lo formalizza. Lo consacra. Lo battezza in quell’attimo. Perché per chi legge, tutto accade solo quando gli occhi hanno asciugato ogni riga.Ed è con una lettera, vergata il 15 marzo 1958, che comincia questa storia. Nata già prima nel polso del mittente.

Il destinatario è William Faulkner, che apprende così dal suo amico Alberto Mondadori la volontà di realizzare «una sua vecchia aspirazione». Una casa editrice, «che si chiamerà il Sagittario» (denominazione ben presto sostituita con la suggestione simbolica de Il Saggiatore di Galileo Galilei) e che ospiterà al suo interno «opere di narrativa e di saggistica, nonché opere teatrali e poetiche, scelte con criterio di estremo rigore e firmate esclusivamente da autori di primissimo piano». Non sarà l’unica missiva ad annunciare la missione. E non sarà quello di Faulkner il solo nome ingombrante a maneggiare la notizia. Dopo di lui verranno coinvolti anche Giuseppe Ungaretti e Jean Paul Sartre. L’avventura è grande, è un bosco di alte intenzioni e un salto oltre il riparo del passato.

Alberto sta abbandonando la già mastodontica azienda paterna, non certo per ingratitudine o mancanza d’affetto, ma perché troppo spesso le sue idee, i suoi interessi culturali «si sono spezzati contro determinate esigenze». Ha bisogno del suo segno intorno ad un progetto. E soprattutto ha bisogno di calore e fiducia, della spinta di chi crede in lui per «condurre in porto la sua navicella». C’è tutto il peso di un’esperienza vitale, di uno slancio “esistenzial-professionale” verso lo scopo, apertamente dichiarato nel primo catalogo, di «soddisfare nel medesimo tempo le richieste e i gusti di un pubblico intellettualmente moderno, e di fornire un contributo alla ricerca di un terreno originale sul quale provvedere allo sviluppo dei vivi fermenti che si vanno individuando nella cultura italiana».

Siamo alle porte degli anni ’60. Il Paese cresce, il Paese si dilata, forse sta già ingrassando di troppe illusioni. E l’analfabetismo resta comunque un mostro placido e diffuso, un letto di paludi da bonificare in fretta. Obbligando gli uomini di cultura a costruire «quella squadra consorziata di lavoro intellettuale che possa rappresentare un punto d’incontro e di sintesi delle diverse espressioni artistiche, scientifiche e filosofiche». Un obiettivo illuminista e sprovincializzante quello de ilSaggiatore, che vuole dialogare con il quotidiano, interrogare la realtà, come testimonia la collana saggistica Uomo e mito, prima panoramica editoriale organica e strutturata di archeologia, etnologia, mitologia, preistoria e storia delle religioni, comunque sempre ricondotta alla riflessione sulla cultura contemporanea. O come dimostrano magistralmente le collane La Cultura, creata con la finalità di fornire strumenti per leggere e comprendere, e La Biblioteca della Silerchie, aperta da Lettera sul matrimonio di Thomas Mann e poi popolata da altri autori straordinari, come Umberto Saba, Giacomo Noventa e Georges Bernanos.

E la costellazioni di saggisti e scrittori è davvero infinita, annoverando nel corso delle stagioni Noam Chomsky, Claude Lévi-Strauss, Ernesto De Martino, Carlos Fuentes e Jonathan Lethem.

Durante gli anni le evoluzioni sono numerose. Sorgono altre collane come Nuovi Saggi, affacciatasi nel ’96 per intrecciare al suo interno inchieste giornalistiche, temi storici e studi di critica; alcune vengono rinnovate già nei primi anni ’80, come La Biblioteca delle Silerchie, semplificata in Le Silerchie. Nuova Serie e La Cultura, modificata nel disegno e nella veste grafica e poi divisa nel tempo in diverse sezioni.

Ci sono date che sanciscono uno scatto decisivo. Nel 1993 ilSaggiatore, dopo alcuni passaggi di proprietà, torna all’indipendenza, con la famiglia Formenton come unico azionista. Il suo Presidente ancora in carica, Luca Formenton, nipote di Arnoldo Mondadori, riveste pienamente il ruolo di «editore protagonista», capace di imprimere alla propria casa editrice un «indirizzo consapevole», cercando sempre di mediare tra passato e presente, senza rinnegare né le proprie origini né una politica editoriale più incline al consumo.

Nel 2008 ilSaggiatore conquista il mezzo secolo e nel soffiare sulla torta conserva ancora l’intensità del suo compito e soprattutto l’idea del libro non come verità definita ma come strumento di conoscenza.

Attualmente, il catalogo consta delle seguenti collane:

La Cultura, dove escono libri come Il cigno nero di Nassim Taleb, Patria 1978-2008 di Enrico Deaglio, Il sarto di Ulm di Lucio Magri o La guerra bianca di Mark Thompson.
Infrarossi/ Pamphlet, con libri di denuncia come La scomparsa dei fatti di Marco Travaglio.
Opere e libri, volumi illustrati, spesso di musica, come Kind of Blue di Ashley Kahn.
Narrativa, con romanzi d’autore come quelli di Monica Ali, Jonatham Lethem, Carlos Fuentes e recentemente Bill Clegg e Filippo Tuena.
Tascabili, con le sezioni “Narrativa”, “Poesia” e “Saggi”.
SuperTascabili, con le sezioni “Saggi” e “Narrativa”.

Dal 2010, la casa editrice si schiude anche all’universo digitale, pubblicando ebook e vantando anche un proprio eStore. Il sito si presenta snello e semplice, con la suddivisione dei testi non per collane, ma per argomenti.

A questo punto, scremare una marea imponente di trame e volumi e fornirvi solo cinque titoli sembra davvero un’operazione impossibile. Eppure, forse proprio per questo, ci piace provare e segnalare quei nomi e quei testi in cui siamo inciampati con più entusiasmo.

Tristi tropici, di Claude Lévi-Strauss. Molto più di un diario di viaggio. Un tesoro antropologico, una lente sull’Amazzonia e sull’occhio estraneo che la scruta. Trattato senza tempo di “mondologia”.
Richard Yates, di Tao Lin. Una delle voci contemporanee più innovative e interessanti del panorama letterario internazionale, che in Italia non fa ancora il giusto rumore. Romanzo sul potere ipnotico della noia e sulle vite congelate nella tecnologia.
Rebecca la prima moglie, di Daphne Du Maurier. Un capolavoro d’ossessione. La carne di un’ombra che porta una donna alla follia. Indiscusso.
Capitano Alatriste, di Arturo Perez Reverte. Spadaccino e veterano di battaglie, avventuriero e piratesco al centro di un complotto in piena Inquisizione. Diamante del romanzo storico.
La fortezza della solitudine, di Jonatham Lethem. Una famiglia di bianchi trapiantata nella Brooklyn anni ’70. Disagi ed esclusioni, droghe e tremori. Affresco autobiografico innescato di bellezza.

La sua missione illuminista continua, soprattutto in tempi così poco luminosi, in cui leggere è ancora un rimedio alla miopia.

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