“Suicide Tuesday” di Francesco Leto

di / 20 maggio 2013

Sabato è troppo euforico, domenica troppo stordita, lunedì ancora incredulo e ingessato. E martedì è perfetto. Per voler morire. Lucido al punto opportuno per specchiarci il proprio torpore e capire che quando si è dissolto non resta più niente. In Inghilterra l’hanno battezzato Suicide Tuesday, ed è il titolo del primo romanzo di Francesco Leto (Perrone, 2013).

Sette giorni per chiamare il tempo. Per distinguere un sole dall’altro e fare un giro completo di fiato.

Un binario impastato di turni, scadenze, consegne, che allarga un sorriso solo guardando alle ultime fermate, quelle marchiate “weekend”. Perché il protocollo prevede che a partire dal venerdì sera si abbia il diritto di sterzare forte lontano dal dovere. Solo che a volte si eccede. Solo che a volte è il divertimento a diventare un obbligo. E deragliare è meno di un attimo.

Un calendario di storie innescate e seguite in parallelo: quella di Sergio, architetto quarantenne che in una mattina mimetizzata tra le altre sente dire «cancro» accanto al suo nome, e impara presto a comprendere che quegli edifici tracciati su un foglio o addosso a uno schermo dentro di lui inizieranno a sparire. Caselle di organi sbriciolate alla svelta, nel crollo di un domino in cui finirà tutta la sua vita: i progetti, le linee, le smorfie di sua figlia e la slavina di domande a cui è bello spesso non saper rispondere.

Poi c’è Giulia, la sua laurea freschissima e il burrone di futuro su cui dovrà affacciarsi. Andarsene o restare? Resistere o abdicare? Quanta ragione dover dare a sua madre che non si fida di quella strada che neanche lei sa definire?

Infine c’è Matteo, il fotografo che raccoglierà i loro volti dentro uno scatto. Sergio e Giulia saranno i suoi modelli, per motivi diversissimi. Per fermare la pelle prima che si accartocci, prima di sembrare a tutti solo una lapide ambulante. Oppure, nel caso di Giulia, per fare un regalo a un ragazzo sconosciuto, che sa appoggiarsi tra le crepe di quei momenti così soli.

Ma ovviamente anche Matteo, il personaggio collante dei vari percorsi, è più di un occhio dietro un obiettivo. È un bambino cresciuto con un padre incolore, morto all’improvviso dentro la sua macchina, come a sancire una distanza ricamata da sempre. È un adulto con un fardello di nodi da spennare, di cose da chiedergli ancora, attraverso delle mail che tornano al mittente. Mentre delle altre, indirizzate all’amico Robert, sanno ogni volta restituirgli un valore. Il senso di un abbraccio, un pensiero volatile e presente, che alla svelta diviene un’esigenza. Perché dietro ciascuno c’è un’ombra: più o meno spessa, più o meno nota, più o meno innominata, un tormento che rosicchia i nostri spazi, che siano cellule o parole.

Dentro ciascuno scorrono giorni di segreti che tendiamo ad annacquare e non sappiamo condividere. Neanche o soprattutto con chi ci affianca per anni. Non lo fa Sergio con sua moglie, Matteo con suo padre, Giulia con Enrico. E allora forse c’è bisogno di osservarsi attraverso altre pupille, raccontarsi in un’immagine grazie a chi non ci conosce e sa coglierci davvero. Lo fa Matteo con sue foto, dentro una camera oscura in cui le verità per emergere aspettano il buio completo. Lo fa un romanzo con la sua voglia di portare a galla graffi e bruciature, isolamenti liquefatti nei nostri mari di contatti sempre accesi, sempre possibili.

Nel mondo di WhatsApp, in cui parlare a chiunque non costa nulla e ci soffochiamo senza sosta di commenti e saluti, sappiamo realmente dirci qualcosa?

Leto non s’incarica di pronunciarsi a nome del XXI secolo, facendone d’altronde visceralmente parte, ma ci offre un profilo, uno spaccato secco e trasparente di tre abitanti dei nostri confini. Una storia ben scritta, un linguaggio chirurgico e disincantato, un martedì comune in cui l’iniziale sfilacciamento delle trame trova un palco su cui confrontarsi. Una serie di scatti che in coda sa svilupparsi come una foto di gruppo.

Una posa senza ri-scatto. Perché mercoledì ci attende dietro l’angolo.


(Francesco Leto, Suicide Tuesday, Giulio Perrone Editore, 2013, pp. 208, euro 13)

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