“Alla ricerca di Dory”
di A. Stanton e A. MacLane

La Pixar fa quello che sa fare meglio

di / 16 settembre 2016

Poster di Alla ricerca di Dory su Flanerí

Arriva nelle sale Alla ricerca di Dory, seguito a quasi quattordici anni di distanza di uno dei più grandi successi di casa Pixar, Alla ricerca di Nemo, premio Oscar per il miglior film d’animazione nel 2004. Il pesce pagliaccio Marlin e suo figlio Nemo sono di nuovo in viaggio, questa volta per aiutare la loro amica Dory, la pesciolina smemorata che ora vuole scoprire la verità sul suo passato e su quei genitori che non ha mai smesso di cercare.

Siamo un anno dopo, più o meno, i fatti del primo film. Nella barriera corallina è tornata una parvenza di normalità dopo il lungo viaggio sulle tracce di Nemo. Dory, però, sente il bisogno di sapere di più del suo passato di cui ricorda solo poche confuse immagini. Decide di partire alla ricerca dei suoi genitori puntando la California, dove forse qualche brandello di memoria le dice che potrebbe trovarli. Marlin e Nemo si mettono sulle sue tracce per non lasciarla sola e tutti insieme finiscono in un centro oceanografico dove forse troveranno davvero quello che cercavano.

La Pixar ha deciso di adottare per i prossimi anni una strategia di sequel che porterà nelle sale Gli incredibili 2, Cars 3 e Toy Story 4. Non è un periodo in cui i seguiti e le operazioni nostalgia vanno proprio alla grandissima nel mercato cinematografico, salvo alcune enormi eccezioni (tipo Mad Max: Fury Road, o Jurassic World, o Star Wars.

Disney e Pixar, però, sanno bene quello che fanno e infatti Alla ricerca di Dory è già entrato nella storia per una serie di motivi: è il cartone animato ad avere incassato di più nel botteghino statunitense; è il più grosso incasso della storia della Pixar, sempre negli Stati Uniti; è il secondo incasso della stagione dopo il settimo episodio di Guerre stellari. Tutti grandi risultati.

Nei fatti, Alla ricerca di Dory si pone numerosi gradini al di sotto dell’originale e del podio dei capolavori assoluti firmati Pixar (lì ci sono Inside Out, Up, i Toy Story, almeno il primo e il terzo, Wall-E e Nemo). È un grande film per famiglie, senza dubbio, che fa il suo lavoro in termini di divertimento e spettacolo, ma gli manca quella dimensione ulteriore che è in grado di fare la differenza.

Quello che è certo è che anche in un film “minore” come questo, la squadra guidata dai registi Andrew Stanton e Angus MacLane riesce a fare un lavoro incredibile sia sul piano puramente tecnico, con il polpo Hank semplicemente straordinario nella fluidità di movimenti, sia su quello del messaggio. Sono vent’anni, ormai, che la Pixar riesce a mandare messaggi nella forma dell’intrattenimento più puro. Come in Alla ricerca di Nemo, la disabilità e la capacità di superarla tornano a essere le tematiche centrali in questa avventura di Dory. Se il piccolo Nemo non si arrendeva alla sua pinna atrofica ma spingeva la sua curiosità oltre i confini del consentito, così Dory non si ferma di fronte alla sua memoria intermittente e si lancia alla ricerca della verità.

Anche in episodi al di sotto della media – altissima – a cui sono stati abituati gli spettatori, quello della Pixar continua a essere grandissimo cinema carico di una nobiltà morale che ha pochi, pochissimi altri esempi nella cultura contemporanea.

(Alla ricerca di Dory, di Andrew Stanton e Angus MacLane, 2016, animazione, 97’)

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LA CRITICA

Il ritorno in fondo al mare della Pixar non riesce a raggiungere il livello del primo film ma conferma tutta la capacità della Pixar di fare cinema educativo attraverso un intrattenimento di altissima qualità.

VOTO

7/10

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