L’origine è al termine del viaggio: l’epopea di Marino Magliani

“Prima che te lo dicano altri”, terza uscita della collana Altrove

di / 9 ottobre 2018

Copertina di "Prima che te lo dicano altri" di Marino Magliani

A centro del nuovo romanzo della collana Altrove di Chiarelettere – Prima che te lo dicano altri di Marino Magliani (2018) – c’è un’amicizia, o forse sarebbe meglio dire la ricerca di una padre simbolico. Magliani è autore ligure che ha vissuto in giro per il mondo, il vettore della propria origine e quello dell’internazionalismo si intersecano anche nella sua scrittura. Nella Liguria degli anni ’70 si sviluppa l’amicizia-apprendistato di Leo Vialetti, all’epoca solo un bambino senza padre, e Raul Porti, un bizzarro possidente che di punto in bianco sparisce. La storia porterà Leo a spostarsi in Argentina sulle tracce del suo misterioso amico. Le vicende di Leo e Raul si incroceranno con la ricostruzione storica della vicenda dei desaparecidos.

La scrittura di Magliani è composita, si triplica. Sono tre infatti le epoche di cui racconta l’autore, e per ognuna di esse Magliani modula una voce e uno stile, per mettere in luce il cambiamento emotivo dei personaggi e la differenza di tempo e luogo. C’è il racconto dell’infanzia in Liguria – resa con i tratti della terra natia, ma senza eccedere nell’idealizzazione –, un contesto che fa da sfondo alla formazione di Leo e al progressivo generarsi del legame con Raul. In questo caso Magliani adotta una lingua scarna, volta all’azione, alla descrizione delle prime avventure del protagonista: «Da quando hanno tagliato il carruggio, il marciapiede è un insulto al pedone: due palmi scarsi di pietra sbeccata e cemento, che al passaggio di una macchina Leo deve tirare in dentro la pancia».

La Liguria torna anche nella linea temporale ambientata nel 2020: sono cambiate tante cose dagli anni ’70, il paesaggio è stato geometrizzato, reso docile e impacchettato per i turisti. La cartolina formato regione della Liguria diventa la metafora di un paese venduto come parco giochi. A Leo, ormai in età avanzata, non rimane che coltivare la sua passione: l’arte dell’innesto. La scrittura di Magliani scava in profondità, aprendo uno spazio narrativo, riportando con minuzia tutti i particolari dell’operazione. Qui la lingua si fa un contagocce, il ritmico ritorno alle poche certezze di una vita sfuggente:«Cercò il coltellino in tasca. Se lo fece girare nelle mani, come faceva con le batterie da bambino. Poi vagò un po’ tra gli arbusti e, individuato il rametto buono di un ciliegio d’altura, tagliò due marze, le tenne tra i denti e praticò un’incisione a forma di triangolo nel pruno».

Il filone narrativo più distante si perde in Argentina, una nazione sull’orlo della crisi, e per questo con i caratteri di un West dei tempi moderni. Ma Magliani non si limita alla critica sociale, in Argentina ritrova l’affinità con la sua Liguria, ed ecco che i paesaggi dei gauchos somigliano ai luoghi dell’infanzia, l’autore sembra voler descrivere la connessione fra il codice della natura e la patria interiore che ci portiamo sempre dietro. La lingua, in questo caso, si colora dei termini spagnoli, diviene lo specchio del romanzo picaresco che l’autore intesse per Raul e Leo: «Ne ricavava poco. Giusto un confronto su come avevano torturato e ucciso. Cose di cui peraltro sapeva già molto: la picana elettrica, la droga perché dormissero, il giro sull’aereo e i vuelos de la muerte».

Nel romanzo di Magliani convivono la perizia dello scrittore esperto, capace di cogliere le sfumature della realtà senza dover essere a tutti i costi magniloquente, e l’acume dello sperimentatore che maneggia alla perfezione il materiale narrativo evocato. L’autore riesce a cartografare il rapporto fra due uomini diversi – lontani nel tempo e nello spazio – eppure vicini. Allo stesso tempo lascia campo agli eventi storici che si riverberano nella vita dei protagonisti. Da questo incontro nasce un romanzo che sembra sussurrare le parole giuste proprio quando il silenzio diventa assordante.

 

(Marino Magliani, Prima che te lo dicano altri, Chiarelettere, 2018, pp. 336, euro 17,50)
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LA CRITICA

Un romanzo dalla costruzione ragionata che riesce a sismografare gli scossoni della Storia e di due personalità complesse.

VOTO

7/10

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